La mia storia d’amore con la Mindfulness inizia un giorno preciso. E inizia con un’esperienza precisa.
Non che non meditassi già. C’era stato l’incontro con un libro che nella bibliografia indicava un certo “Miracolo della Presenza Mentale”, di un certo Thich Nath Hanh. Questo breve libro risultò così affascinante che cominciai a frequentare le meditazioni di un gruppo di.. .chiamiamoli studenti, di questo grande monaco Vietnamita.
Questo gruppo (i gruppi di praticanti meditazione e studio, nel buddhismo si chiamano Sangha) pensò di partecipare alla giornata di presentazione, fatta dall’editore, di un nuovo libro di un certo Jon Kabat-Zinn. Il libro si chiamava “Riprendere i sensi”.
Così mi ritrovai con il Sangha e altre persona in una grande sala dalle parti di Porta Venezia.
Jon si sistemò su cuscini adeguati alla meditazione, il traduttore prese a tradurre, e io pensai, “ma questo non pare un meditatore, pare piuttosto uno sportivo ragazzone americano”.
Che pregiudizio! Allora non rientrava nella mia mente la possibilità che i ragazzoni sportivi americani meditassero, anzi scrivessero libri sulla meditazione.
Jon ci dilettò con l’esercizio del percepire un chicco di uvetta con tutti i cinque sensi. Lo faceva proprio bene, durò a lungo, durò a lungo persino il tempo tra il mettere in bocca il chicco e inghiottirlo. Poi ci fu la condivisione, cosa hai provato durante questo esercizio? Mi ricordo che un tipo disse qualcosa tra il lirico e lo spirituale, a proposito della sua unione con il chicco.
Poi Jon ci guidò attraverso pochi esercizi di yoga, semplici, e disse, mentre alzavamo e abbassavamo le braccia, “cercate di sentire l’aria consistente, come se fosse liquida”.
Poi ci fu la meditazione. Per la prima volta, mi capitò di percepire il Percettore. Nella mia mente. Aveva una qualità luminescente, quieta.
Fu una Esperienza, con la E maiuscola.
Seppi che dovevo rivedere Jon Kabat-Zinn.
L’occasione si presentò dopo qualche anno. Feci un intero corso, trascorrendo una settimana con lui e con i suoi collaboratori, Saki Santorelli e Florence Meleo Meyer.
Meditare in quella grande sala piena di tappeti divenne dolce. Specialmente la lunga meditazione nell’imbrunire di giugno. Florence durante una meditazione citò una frase di San Francesco, ignota a me e agli amici a cui la riferii. “Colui che cercate è Colui che guarda.”
Era cominciata la mia storia di amore con la Mindfulness. “E’ una storia d’amore”, dice Kabat-Zinn, “che dura tutta la vita”.
Sì, è così.