Anticamente c’era un personaggio …e c’è ancora, bellissimo.
Era un Angelo, il più bello degli angeli, di nome Lucifero, perché era portatore di Luce. Stava tuto il tempo con gli altri bellissimi angeli accanto al Signore Supremo, quando un giorno gli venne un’idea.
“Tutti lodano e glorificano Lui. Non me, che pure sono così bello.”
Del Diavolo si dice che sia –dia- due, diviso; infatti l’idea di Lucifero fu una idea separativa. Un attimo prima era Uno con Dio e poi chissà perché divennero due; diabolico – Dio, che sentiva separato da lui Angelo bellissimo.
Ecco il primo errore di Lucifero: fece un paragone… Una macchiolina nera apparve nella sua bellissima veste di luce.
“Ho un’idea”, pensò Lucifero. “Potrei convincere qualche angelo, magari quelli più piccoli, ad adorare me, anziché Lui”.
Lucifero non si sentiva abbastanza grandioso. Non era soddisfatto di sé. Passò alle vie di fatto e convinse un piccolo drappello di angioletti ad adorarlo. La sua veste diveniva sempre più opaca, e Lucifero era più che mai poco soddisfatto malgrado le lodi.
“Povero Lucifero”, pensò il Signore, cacciando Lui e gli angeli più piccoli dalle Alte sfere. “Non si libererà mai più dall’invidia. Non sarà mai più soddisfatto di sé, perché ha rinunciato al suo posto, accanto a me, contento di se stesso.”
C’è chi dice che l’invidia sia la peggiore delle emozioni. Quella che fa soffrire di più l’invidioso. E danneggia di più l’invidiato.
Invidia: un’emozione complessa
L’INVIDIA è un’emozione complessa. Nella sua forma peggiore mira alla distruzione dell’altro, del suo senso di sé, e di ciò che l’altro ha di buono, piacevole o di valore. Si può essere invidiosi della felicità e del bene altrui.
L’invidia è estremamente distruttiva e penosa per chi invidia.
- Ha come componenti tristezza e collera, anche nella forma di risentimento
- Nasce dal paragone¹ tra la nostra situazione e quella dell’altro, e dalla nostra inferiorità (almeno in un campo)
- Deve trattarsi di un’inferiorità che non sentiamo modificabile, almeno nell’immediato
- L’invidia è accompagnata da un senso di impotenza e di svalutazione di sé
- È legata a un momentaneo calo d’autostima, o a un livello stabile di bassa autostima.
- Possiamo però anche invidiare qualcuno che disprezziamo e riteniamo inferiore a noi, ma che ha avuto successo grazie a mezzi illeciti. In questo caso siamo colpiti nel nostro senso di giustizia, e può accadere che proviamo risentimento (cioè collera che ci fa rimuginare anziché comunicare o agire) perché la vita non sempre è giusta e il successo non sempre va a chi lo merita.
I livelli dell’Invidia
Si possono distinguere tre livelli di questa emozione:
- Invidia depressiva – soffro per il bene altrui ma non ho animosità contro di lui. Però ho pensieri depressivi rivolti contro di me: sono privo di quello di cui l’altro gode e mi sento incapace di ottenere qualcosa di simile.
- Invidia ostile – Ci fa odiare, almeno per un po’, chi ci supera in qualche settore. Desidero eliminare ciò che mi causa invidia per non soffrirne più.
- Invidia ammirativa – soffro un po’ perché sono costernato di non sentirmi all’altezza di… ma sono spinto dall’emulazione a raggiungere lo stesso livello dell’altro.
Strategie- antidoto per l’invidia:
- Ridimensionare il vantaggio dell’altro
- Considerare gli svantaggi nella situazione dell’altro
- Competere solo dove la regole del gioco sono eque e accettate da tutti (come nello sport o nella scienza)
- “mettere un tetto” ai nostri desideri, al bisogno di successo e di piacere
L’invidia è tanto dannosa perché mette in moto una percezione errata: la percezione del successo o del bene di un altro in un settore provoca una svalutazione complessiva di noi stessi e un calo di autostima.
Per evitare di essere oggetto d’invidia:
- Non vantare la propria superiorità
- Non ostentare gioie e successi
Strategie ostili:
- svalutare l’altro nel suo complesso
- cercare di danneggiarlo
- rovinargli la gioia, il senso morale, le relazioni
CONFRONTO TRA INVIDIA E GELOSIA
La gelosia è un’emozione complessa, fatta di tristezza e collera, di paura, e a volte vergogna.
L’invidia è rivolta alla persona che ha qualcosa più di me.
La gelosia è rivolta a conservare un bene che ho.
In una relazione affettiva la gelosia denota il senso di possesso, o la dipendenza dall’altro.
È propria di una relazione immatura, perché invece l’amore maturo, nella persona sicura di sé, vuole la felicità dell’altro e la crescita di entrambi i partner.
Jean-Yves Leloup scrive² frasi di grande saggezza
”Desiderare il bene altrui è una malattia che ci impedisce di considerare il bene presente; essa è legata all’ignoranza dell’Essere che ci è dato… Amare che l’altro sia felice, possieda quella qualità o quel bene, senza ingelosirsene, suppone che si sia trovata in sé la fonte delle ricchezze manifestate con più pienezza in un altro. L’invidia, la cupidigia e la gelosia sono legate a una mancanza di sicurezza e di fiducia interiore…”
Oggigiorno, i sistemi educativi purtroppo creano nel bambino insicurezza, mancanza di fiducia in se stessi e mancanza di fiducia nell’Essere del mondo.
Continuano quest’opera luciferina il consumismo, la pubblicità, la mancanza di etica nei rapporti umani, e nella vita sociale. L’Essere, ciò che conta, facilmente viene sentito altrove
Se ci scopriamo invidiosi, cerchiamo almeno di non desiderare il male altrui, ma perdoniamo noi stessi per l’invidia, che in questa epoca di eccessi di roba, viaggi, contatti, è una malattia difficile da curare!
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¹ È consigliabile ridurre i paragoni che facciamo. Un certo atteggiamento comparativo è però inevitabile, dato il bisogno di orientomento intersoggettivo che abbiamo. Cfr: Daniel Stern, cit. in Un Essere Unico, F. Pasini
² Aver cura dell’Essere. Pag. 71-72 Edizioni Arkeios