L’ansia, anche se non sempre, talvolta ha oggetti irrazionali, e sfocia nella diagnosi di “fobia”.
Ricordo una persona che, quando vedeva il cielo rannuvolarsi, era presa da forte ansia. Anche se si trovava in auto, perché si aspettava che un tornado l’avrebbe portata via .
Una ragione criptata può esserci, e spesso la si trova, anche quando l’ansia pare essere causata da pericoli molto improbabili.
Questa persona, analizzando non solo le sue circostanze di vita, ma anche i sogni notturni, arrivò a ricordare delle situazioni della sua infanzia e adolescenza che erano, metaforicamente, un vero e proprio tornado che lo trascinava via.
Non ci fu bisogno che io collegassi quegli eventi alla metafora dell’essere trascinato via da un tornado. La dimensione inconscia, divenuta conscia, opera sintesi di guarigione anche se non le esplicitiamo. Questa persona apprese a calmarsi, (anche grazie all’attenzione al respiro e alle percezioni corporee) e a stare li’, presente a se stesso e alla propria ansia, quando il cielo prometteva tempesta.
E’ molto comune che chi cerca il mio aiuto di psicoterapeuta lo faccia per delle situazioni problematiche, che danno dei momenti di ansia, più o meno difficili o prolungati. L’ansia è come la punta dell’Iceberg: occorre un po’ di tempo per scoprire cosa c’è al di sotto del livello del mare.
Mentre quindi, per sciogliere l’ansia cerco di aiutare il cliente a diventare consapevole di cosa prova per i vari elementi della sua situazione, e specialmente delle relazioni presenti nella sua vita, presento anche dei metodi che si possono dire “di Pronto Soccorso” per fare amicizia con l’ansia, nel momento di ansia acuta e sedarla in tempi più brevi. Queste pratiche possono anche rivelarsi utili, da usare al bisogno, più e più volte, quando proviamo il fastidioso subbuglio interiore, le ruminazioni mentali e i disturbi somatici che spesso accompagnano l’ansia.
Si tratta di diverse pratiche, che ho appreso dal Protocollo MBSR (la Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness – in italiano, sulla Consapevolezza). Queste pratiche sono utili anche nel corso del lavoro di osservazione dei problemi del cliente, quando questi si rivelano maggiormente penosi – pratiche che sono un aiuto in più, in quanto già anche solo la presenza attenta del terapeuta aiuta a mitigare l’ansia.
Le nostre relazioni, anche quando non sono apertamente disfunzionali, possono avere delle difficoltà di comunicazione; possiamo sperimentare dei vissuti e sentimenti che non vogliamo o non possiamo comunicare all’altro e che portano a uno stato ansioso.
Il processo di esaminare la propria situazione di vita e quello che proviamo nei confronti di essa, richiede apertura nel dialogare con il terapeuta. Apertura che, di solito, si ottiene in qualche seduta. Tali dialoghi sono già di per se liberatori, anche se potremmo venire a scoprire degli ostacoli o difficoltà. Questi, però, scoperti e illuminati dalla consapevolezza, risultano più abbordabili: possiamo fare qualcosa, e quel qualcosa non di rado ci farà scoprire che stiamo provando meno ansia.
Grazie al lavoro psicoterapeutico, impariamo a distinguere tra ansia e paura (quest’ultima è riferita al presente, l’ansia è legata alle nostre aspettative sul futuro).
Una definizione dell’ansia può essere la seguente: reazioni, anche corporee oltre che mentali, che si manifestano nel percepire uno stimolo, o un evento che ci pare minaccioso e al quale non riteniamo di poter far fronte.
Le nostre emozioni, di per sé, hanno sempre una ragione di essere. L’ansia è uno stato di attivazione dell’organismo (malesseri somatici) di fronte a una situazione che la persona percepisce come pericolosa.