Mi accorsi poco per volta, giorno per giorno, che il Governo non voleva che uscissi di casa. Era una idea cosi’ strana che ci misi un po’ di tempo per rendermi conto delle varie implicazioni.
Stare a casa per il mio bene e per il bene di chi avessi incontrato.
Si chiama Quarantena. Potevano anche multarti se ti trovavano per strada senza un foglio ufficiale che dicesse dove e perché stavi andando.
Quindi non uscivo. Avevo la fortuna di avere un giardino dagli alberi piuttosto alti e fitti. nel mezzo dei quattro palazzi dove abitavo in un appartamento. Era un giardino privato e dunque ci si poteva passeggiare.
Nei primi giorni non vi passeggiava nessuno. Fuori, lungo la strada al di là del parco-giardino, non passava quasi nessuna macchina.
C’era senz’altro sgomento con la “quarantena”.
Di fronte alla finestra della mia camera da letto c’erano due Cedri del Libano intrecciati con un abete, dai rami fitti fitti che sembravano formare la cima di una capanna.
C’era un ramo potato tempo prima, piuttosto grosso, dal bel colore giallo beige, dal fondo piatto.
Aprendo la finestra vidi proprio sulla cima di quel tronco una specie di pallotta rotonda, del colore del legno.
Stava ferma. Dopo un bel po’ abbassò la pallotta ( che era un fondo schiena )e alzò la testa, molto più snella dell’addome. Che bei cosciottini grossi aveva! E stette lì ferma. Alzava la coda i cui peli leggeri finivano in un bel colore lilla. Coda da ballerina, andava sopra il suo piccolo capo e poi giù dal sederone e poi Scoiattolo iniziò a fare acrobazie su e giù dentro e fuori da un ramo a forma di anello.
Ero incantata! Orecchiette aguzze, ma apparivano anche tonde come quelle dei topi, ditine sottili che giocavano tra di loro; poi, swoosh sparì dentro il ramo a forma di anello e , presumo, continuò a correre giù per l’altissimo albero.
SI vede che uno scoiattolo attira l’altro, perché ne vidi subito altri due, più grigi, che si rincorrevano lungo un ramo lunghissimo, color scoiattolo grigio, così lungo che parevano aver preso la rincorsa come nei cartoni animati e volarono nei lunghi rami dell’albero dall’altra parte.
E fu così che per i giorni caldini, col sole, avevo trovato un gioco: la caccia allo scoiattolo.
Erano assolutamente imprendibili. Si arrampicavano sugli alberi con una velocità e dei movimenti che a volte parevano quelli delle zampe inferiori delle lucertole.
Il gioco consisteva nel vedere lo scoiattolo. Quanti se ne riusciva a vedere in una passeggiatina Covid-compatibile?
Uno lo vidi proprio davanti alla porta di casa.
La grazia e velocità con cui si arrampicavano sui rami e volavano, non balzavano, volavano proprio, sugli alberi accanto era sbalorditiva.
Sapevano di natura, di selvatico, perché non avevamo anche castori, opossum, orsetti rossi?
Passava la quarantena e gli abitanti dei palazzi scendevano più spesso – chi portava a spasso il cane, chi se sedeva su una panchina al sole, e ci si comunicava quanti scoiattoli erano apparsi.
Il mio record fu sei visti in meno di un’oretta, ma un vicino diceva di averne visti undici!
Ai piedi degli alberi rimanevano gusci di noci e pezzetti di gusci di noccioline americane. Quando alzavo la testa per seguire il loro percorso lungo un ramo, quasi sempre stavano rosicchiando qualcosa :con tutte le ditine unite, tenute davanti alla bocca.
Ne vidi uno fermo nell’incavo tra due rami. Dello stesso colore dell’albero. Graziosissimo .
Il giardino non era gran ché grande e i due passi che vi facevamo erano resi notevolmente più interessanti dall’osservare i rami, alcuni dei quali cominciavano a emettere foglioline. Vedere uno scoiattolo era il trionfo.
Così gli scoiattoli ci aiutavano al tempo del Covid 19.
PSICOTERAPIA:
quando serve, cosa può darti
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