Saki Santorelli, Heal Thy Self. Three rivers press, New York
Chade-Meng Tang, E’ facile lavorare felice se sai come farlo, ed.Garzanti
Thich Nath Hanh – Il miracolo della presenza mentale, ed Ubaldini
Jon Kabat-Zinn:
- Vivere momento per momento, Corbaccio
- Dovunque tu vada, ci sei già , Tea
Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density, Psychiatry Research: Neuroimaging 191 (2011) 36-43 www.elsevier. Com/locate/ psychresns.
Journal of Psychosomatic Research Volume 57, Issue 1 , Pages 35-43, July 2004 , Paul Grossman, Mindfulness-based stress reduction and health benefits
PRATICA DEL FARE AMICIZIA CON SE STESSI (II incontro)
La Mindfulness è un atto di ospitalità. Un modo di imparare come trattare noi stessi con gentilezza e cura che lentamente inizia a colare nei recessi più intimi del nostro essere mentre gradualmente ci offre la possibilità di relazionarci con gli altri nello stesso modo. Lavorare con qualsiasi cosa è presente basta. Non c’è bisogno di condannare noi stessi perché non ci sentiamo amorevoli o gentili. Piuttosto, il processo ci chiede semplicemente di considerare la possibilità di offrire ospitalità a noi stessi qualsiasi cosa stiamo sentendo o pensando. Questo non ha niente a che vedere con la negazione o l’auto-giustificazione per azioni non gentili o indesiderabili ma ha pienamente a che fare con la compassione e la benevolenza verso se stessi quando ci confrontiamo con gli aspetti rudi, oscuri, difficili, grezzi della nostra vita.
Questa settimana cercate di prendervi un po’ di tempo per esplorare la possibilità di stare seduti con voi stessi come se foste il vostro stesso migliore amico. Dimorando nella consapevolezza del respiro, permettendo a pensieri e sentimenti di venire e andare, sperimentando la possibilità di abbracciare voi stessi come abbracciareste un’altra persona che vi è cara e che ha bisogno di essere stretta. Se volete, cercate di ripetere in silenzio una frase nel vostro stesso interesse. Potete offrirvi una o più delle seguenti:
- “Possa io essere al sicuro”.
- “Possa io essere libera/o dalla sofferenza”.
- “Possa io essere in pace”.
Trovate le parole che vanno bene per voi in questo momento della vostra vita. Vi può sembrare goffo, estraneo, o privo di autenticità. Non occorre negare questo. Eppure, se questo atto di ospitalità intrapsichica vi attrae, concedetevi lo spazio di lavorare con questa pratica come un modo per avere cura di voi. Un tale modo di lavorare con noi stessi non intende alimentare l’egocentrismo e l’egoismo. Ci chiede solo di ritornare nella dimensione del prendersi cura, e includervi noi stessi.
Da: Saki Santorelli, Heal thy Self, ed. Three Rivers Press, NY. , pag.74-75 (trad. Fiorella Pasini)