E’ scritta come un romanzo, è una storia vera, e, a tratti, appare una fiaba.
Sono ragazzi che compiono un viaggio e si divertono molto; un viaggio che oggi nessuno oserebbe – troppo pericoloso. Eravamo anche coraggiosi, pronti ad affrontare fatiche e disagi: pochi coetanei della nostra età di allora oggi si sentirebbero attratto dal nostro andare in India guidando non stop, alternandosi in tre, giorni e notti al volante.
Oggi è fiabesco ricordare d’aver percorso tutto quel deserto, migliaia, migliaia di chilometri di deserto, andata e ritorno, su un pullmino bianco scassato.
Ci sentivamo in una favola. In un altro mondo. Siamo stati fortunati. Sono stati tanto pochi gli anni in cui avventure così libere erano possibili. Alla fine degli anni ’70 il mondo era di nuovo invecchiato di colpo.
L’autrice, oggi psicologa e psicoterapeuta, ritrova il suo diario. Di formazione junghiana, insegnante della Mindfulness concepita all’Università del Massachusetts, Fiorella racconta momenti dell’anima, le emozioni, nostalgie, stranezze di allora e riflessioni di adesso, quando la vita ha stravolto quell’Afghanistan che è un previlegio ricordare intatto, fotografato ancora quasi medievale, antica terra e popolo misterioso.