I conflitti nelle relazioni sono frequenti, e non sono di per sé segno di una relazione disfunzionale. Certo, per risolverli, o almeno per soffrire di meno la tensione che si crea con l’altra persona, abbiamo lo strumento del dialogo.
Il dialogo è un argomento importante: deve, o dovrebbe nascere dalla conoscenza di sé; dovrebbe essere condotto con sincerità e con rispetto per la posizione dell’altro e per quanto egli/ella afferma. Si può dire che per affrontare il conflitto in modo positivo e costruttivo, ci dovremmo sentire “sulla stessa barca” e provare un po’ di benevolenza per l’altro e per noi stessi, anche se sotto eventuale rabbia, rancore, disappunto…
Cerco di compiere con la persona che si rivolge a me i vari passaggi per apprendere a riportare l’armonia, oltre il conflitto, o malgrado esso; nei casi migliori, il conflitto può essere perfino risolto, quando entrambe le parti cambiano liberamente la propria posizione, o punto di vista, per avvicinarsi alla posizione dell’altra parte, e/o talvolta farla propria.
Il lavoro psicoterapeutico con il conflitto è tra i più importanti nella relazione di cura. E’ molto raro che una persona, pur venendo in terapia per altri problemi, non abbia qualche conflitto in atto nella sua vita.
Quando qualcuno si rivolge a me presentandomi un conflitto che non riesce a risolvere, di solito con una persona importante della propria vita, come prima cosa cerco di aiutare questa persona a chiarire bene la propria posizione, in tutti i suoi risvolti, e poi la invito a spiegarmi quello che sa della posizione dell’altra persona con cui è in conflitto.
Certe volte la sola chiarificazione delle due posizioni fa sorgere nella mente una soluzione nuova!
Molto spesso, si scopre che la persona che riporta i termini di un conflitto non ha affatto chiare le ragioni per cui l’altra persona ha quella determinata posizione!
Purtroppo molto spesso si fanno delle illazioni, non si vede l’altro per quello che è, si vedono nell’altro delle mancanze o caratteristiche proprie; si possono avere anche delle motivazioni non propriamente “sane” nel protrarre un conflitto: come per esempio il sentirsi superiori all’altro, e ritenere giusto che le proprie idee e bisogni valgano di più di quelle dell’altra persona…
Bisognerebbe ricordarsi che esistono dei valori umani, un’etica, e l’empatia, cioè il saper sentire quello che l’altro prova, l’immedesimarsi con la posizione dell’altro…
Quando si parla di conflitti, talvolta si arriva a dover portare luce a ricordi e traumi inconsci, magari una situazione infantile in cui spesso non si era stati ascoltati, al pregiudizio che ascoltare profondamente gli altri non sia importante, o semplicemente al non aver mai appreso l’importanza di ascoltare le altre persone.
Persino con le piante – e chi le cura lo sa – “ascoltiamo” una pianta osservandola e capiamo se ha bisogno d’acqua, di più sole o di più ombra, di terra più nutriente…
I conflitti insomma si presentano quasi sempre nelle relazioni. Siamo tutti individui che hanno molto da imparare nella relazione con gli altri: le relazioni, tra le altre cose, ci sono utili per imparare ad armonizzare la nostra individualità con l’individualità degli altri.
Il conflitto può anche essere vissuto con rispetto reciproco,
Attualmente non possiamo più ignorare che la Natura, le cose, gli Altri viventi vanno rispettati. Questo rispetto è assente talvolta per l’educazione e l’esempio che abbiamo ricevuto, per l’ideologia che ci vuole potenti e vincenti anche a scapito degli altri. Ma questi fattori fanno presa specialmente su chi ha sperimentato, nella primissima infanzia e in età evolutiva, mancanza d’amore e di rispetto. La psicoterapia può aiutare la persona che non è stata rispettata, magari proprio nell’infanzia, a vedere e ad accogliere criticamente quell’esperienza, smettendo di ripeterla attivamente o come parte che subisce.