L’ intelligenza emotiva in azione: l’ attunement

APPRENDIMENTO E FLUSSO: UN NUOVO MODELLO DI EDUCAZIONE

Quando Hope, di soli nove mesi, vide un’altra bambina cadere, gli occhi le si riempirono di lacrime; la piccola arrancò carponi dalla mamma per farsi consolare, come se a farsi male fosse stata lei, e non l’amichetta.

E Michel, di quindici mesi, andò a prendere il proprio orsacchiotto per darlo al suo amico Paul, che piangeva; poiché quello continuava a disperarsi, Michael andò a prendere la copertina che usava per farsi coraggio.

I risultati dello studio indicano che è possibile rintracciare il germe dell’empatia fin dalla prima infanzia. Praticamente, dal giorno stesso della nascita i neonati sono turbati dal pianto di un altro bambino – una reazione che alcuni considerano il precursore dell’empatia.

Gli psicologi dello sviluppo hanno scoperto che i bambini molto piccoli provano sentimenti di sofferenza simpatica prima di rendersi conto della propria esistenza come entità separata dalle altre.

Anche a pochi mesi dalla nascita, i bambini reagiscono al turbamento altrui come a un turbamento proprio, ad esempio piangendo alla vista delle lacrime di un altro bambino.

A circa un anno, in una situazione analoga, cominciano a rendersi conto che la sofferenza non appartiene a loro ma a qualcun altro, sebbene sembrino ancora confusi sul da farsi.

Il nostro cervello è formato da una parte più arcaica, detta “rettiliana” dove vivono le emozioni, e quindi la possibilità di valutare una situazione come affermativa o negativa.

La parte più evoluta, cioè la corteccia cerebrale, è collegata al cervello emotivo; ha la funzione di ragionare, riflettere, osservare le situazioni, decidere sul da farsi: e tutto quanto ha a che fare con la intelligenza.

Speranza, ottimismo e flusso “lavorano con entrambe le parti del cervello; lo stato di flusso è il funzionamento ottimale del cervello: la capacità di realizzare le attività cerebrali senza difficoltà, anzi in modo ottimale.”

In una ricerca condotta da M.L.Hoffman un bambino di un anno portò dalla propria madre un amichetto che piangeva, affinché lo confortasse, ignorando la madre del bambino, che si trovava anch’essa nella stanza.

Questa confusione si osserva anche quando intorno a un anno di età, i bambini imitano la sofferenza altrui, forse per meglio comprendere ciò che l’altro prova ; ad esempio se una bambina si fa male alle dita, un’altra bambina di un anno potrebbe mettersi la mano in bocca per vedere se fa male anche a lei. Alla vista del pianto con la sua mamma, un bambino si stropicciò gli occhi, sebbene non ci fossero lacrime da asciugare.

Questo mimetismo motorio, come viene chiamato, è il significato tecnico originale della parola empatia, nell’accezione in cui essa venne usata la prima volta negli anni venti dallo psicologo americano Titchener.

Questo significato è leggermente diverso da quello con cui la parola greca enpatheia, “sentire dentro” venne originariamente introdotta in inglese: si trattava di un termine inizialmente usato per indicare la capacità di percepire l’esperienza soggettiva altrui.

Il mimetismo motorio svanisce dal repertorio dei bambini intorno all’età di due anni e mezzo, quando essi capiscono che il dolore altrui è diverso dal proprio e riescono a consolare meglio gli altri.

L’ ATTUNEMENT

Daniel Stern, uno psichiatra che lavorava alla facoltà di Medicina della Cornell University , era affascinato dai piccoli, ripetuti scambi che hanno luogo fra genitori e figli; e crede che i fondamenti della vita emotiva vengano posti in questi momenti di grande intimità. Di tutti questi istanti, i più critici sono quelli che consentono al bambino di sapere che le sue emozioni incontrano l’empatia dell’altro, sono accette e ricambiate, in un processo che Stern chiama attunement “sintonizzazione”.

La sintonizzazione avviene tacitamente: viene inserita come un elemento ritmico della relazione: Stern ha studiato il processo con precisione microscopica, videoregistrando per ore il comportamento delle madri con i propri bambini.

Egli ha scoperto che attraverso la sintonizzazione, le madri comunicano ai figli di percepire i loro sentimenti.

Immaginiamo che un bambino scuota il suo sonaglio e che la madre risponda con un rapido dondolio. In questo tipo di interazione, il messaggio di conferma sta nel fatto che la madre presenta più o meno lo stesso livello di eccitazione del bambino: questi piccoli gesti finalizzati a entrare in sintonia con il proprio bambino danno a quest’ ultimo la sensazione rassicurante di essere emotivamente collegato alla madre.

Stern ha riscontrato che quando interagiscono con i figli le madri emettono questo messaggio circa una volta al minuto. La sintonizzazione è molto diversa dalla semplice imitazione. “Se imiti un bambino “ mi disse Stern “questo dimostra solamente che sai quello che egli sta facendo, ma non come effettivamente si senta mentre lo fa. Se vuoi comunicargli che percepisci le sue sensazioni, devi riprodurgli i suoi sentimenti interiori in un altro modo. E’ solo allora che il bambino sa di essere compreso.”

Volete figli felici? Credo di sì!

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