Gli effetti di una tale “riduzione” degli stimoli a un’analisi poco approfondita, risolvibile con una risposta netta, sì o no, può portare a reagire in modo dannoso per se stessi e gli altri, ma può anche portare a soluzioni positive intuitive e immediate così rapide che la mente razionale non può offrire.
In alcune situazioni l’emozione — o sentimento impulsivo —, travolge la nostra componente razionale. L’amigdala, sede delle emozioni, “sequestra” gran parte del resto del cervello, imponendo il suo unico interrogativo, il più semplice e primitivo: “È qualcosa che mi ferisce?” “È qualcosa che temo?”
Uno svantaggio dei messaggi urgenti inviati dall’amigdala è quello di essere a volte (spesso), obsoleti, per le ragioni che abbiamo già detto: la complessità del nostro ambiente sociale e la diversità del nostro ambiente da quello in cui si sono formati quei programmi biologici che sono le emozioni.
L’amigdala analizza la situazione corrente, confrontandola con quanto è accaduto in passato. Basta che le due situazioni presentino un elemento chiave simile, che l’amigdala spinge a una reazione secondo modalità fissate moltissimo tempo fa, con pensieri emozioni e reazioni appresi in risposta ad eventi forse solo lontanamente analoghi alla situazione corrente, che però bastano a mettere in allarme l’amigdala.
La rapidità e approssimazione delle reazioni provocate dall’amigdala è indispensabile nei casi di pericoli fisici effettivi. È un processo veloce ma poco preciso.
L’amigdala immagazzina ricordi emotivi; lavora in collaborazione con l’ippocampo, altra area cerebrale del sistema mnemonico. L’ippocampo immagazzina i suoi ricordi-informazioni in maniera verbale-narrativa, e nel bambino matura più tardi dell’amigdala, la quale alla nascita è già vicina allo sviluppo completo.
La funzione dell’amigdala sembra confermare un principio fondamentale del pensiero psicoanalitico, e cioè il fatto che:
le interazioni sperimentate nei primissimi anni di vita sono apprendimenti emozionali basati sull’armonia e i contrasti fra il bambino e il caregiver, che incideranno comunque sullo stile relazionale del bambino nel corso della vita.